Il Pangiallo

Nella tradizione Laziale il Pangiallo è uno di quei dolci che difficilmente può mancare. E’ un dolce antico e ricco di leggende che arricchiva le modeste tavole della popolazione, il così  detto “pane dolce” pasto che si avvicinavano maggiormente al pane quotidiano, arricchito di spezie, uvetta frutta secca e altri ingredienti dolci della cucina “povera”.

Ci sono molte versioni di questo dolce e ogni famiglia  ne conserva la propria, io vi trascrivo la mia.

Ricetta:

  • 1 kg di noci c.a.
  • 500 gr tra mandorle, nocciole, pinoli.
  • 500 gr uva passa
  • Scorze candite di arancio e cedro
  • 1 kg c.a. di cioccolato fondente
  • 500 gr miele c.a.
  • Farina q.b.
  • Caffè (una caffettiera da sei persone c.a.)
  • Liquore (tipo marsala brandy o cognac)
  • 100 gr. di burro
  • 500 gr. zucchero c.a.
  • Cacao amaro a piacere
  • Fogli di ostia

Tostare mandorle, noci e nocciole. Spezzettare la frutta secca tostata, aggiungervi i pinoli, le scorze di arancia e cedro, l’uva passa, lo zucchero, il burro fuso, il cioccolato a pezzetti, i liquori e il caffè (aggiungendolo poco alla volta per rendere morbido l’impasto), e la farina quanta ne prende. Sciogliere il miele in un pentolino, lavorarlo aggiungendolo al composto,  una volta pronto formare delle piccole pagnottelle. Composti i pangialli porli sull’ostia e metterli a cuocere in forno a 180 gradi per trenta minuti circa. A fine cottura attendere che si raffreddino almeno 6/7 ore e ricoprirli di cioccolato fuso a bagnomaria.

 

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